La riforma fiscale recentemente introdotta ha portato significative modifiche al regime forfettario: tra le novità più importanti che scatteranno dal primo gennaio 2014, la fatturazione elettronica che diventa obbligatoria per tutti – come abbiamo avuto modo di raccontare in questo articolo – e l’istituzione del concordato preventivo biennale. Conseguenza principale delle nuove normative è che viene richiesta una maggiore complessità nella gestione contabile e documentale. Ma entriamo nello specifico
Il Concordato Preventivo Biennale: un cambiamento cruciale
Il concordato preventivo biennale rappresenta una delle maggiori innovazioni della riforma fiscale. Questo accordo, stipulato direttamente con l’Agenzia delle Entrate, prevede una determinazione anticipata della base imponibile per i due anni successivi per i contribuenti in regime forfettario che scelgono di aderirvi, ma contemporaneamente, la perdita delle semplificazioni contabili precedentemente disponibili.
Per quanto riguarda procedura e tempistiche di adesione, l’Agenzia delle Entrate, entro il 15 marzo di ogni anno (con un’eccezione per il 2024, quando la scadenza è posticipata al 30 aprile), metta a disposizione strumenti per facilitare la proposta di concordato, che però richiedono ai contribuenti forfettari di calcolare accuratamente i costi operativi per aderire all’accordo.
Di norma, i forfettari non sono tenuti a mantenere una contabilità dettagliata per registrare i costi. Tuttavia, la mancanza di una contabilità precisa può portare a una stima eccessiva del reddito imponibile o all’esclusione dal concordato preventivo: rischiano cioè di affrontare una tassazione non rappresentativa della realtà finanziaria o di perdere l’opportunità di beneficiare del concordato preventivo biennale.
Nella pratica, i titolari di partita IVA in regime forfettario devono compilare il Quadro RS nel Modello Redditi, un adempimento volto a monitorare e comunicare le spese sostenute. L’obbligo di questa compilazione è stato rinviato al 30 novembre 2024.